Dovrebbe far parte della pratica zen di scrittura haiku rivisitare le proprie opere dopo un certo periodo di tempo.
Non è obbligatorio, ma a mio avviso raccomandabile.
Staccarsi dalle proprie opere, riprendendole più avanti, permette di allentare, se non addirittura perdere quel senso d’identificazione che ogni autore sente nei confronti dei propri haiku.
L’atteggiamento più radicale e corretto, sarebbe quello di distruggerli dopo averli scritti, come fanno i monaci tibetani nei confronti dei loro mandala di sabbia, che vengono cancellati con un gesto, per rimarcarne l’impermanenza, sfortunatamente quasi sempre quel senso di protagonismo che è insito in ogni autore, spinge invece alla pubblicazione, vanificando così l’occasione d’imparare da noi stessi.
Personalmente ho sempre inteso la pubblicazione di un mio haiku come un momento di “sputtanamento” da cui non si può tornare indietro, da qui la mia riluttanza a mettere in piazza tutto quello che scrivo.
In realtà, rileggere un proprio haiku può diventare un momento di meditazione, anche se dipende tutto dallo scopo con cui lo si fa: posso scegliere se perfezionare le parole o me stesso e non è la stessa cosa.
Così come, non è la stessa cosa emendare un proprio haiku o quello scritto da altri, può servire come esercizio tecnico ma non come atto meditativo.
Sfortunatamente la meditazione non si può insegnare , quindi vediamo almeno come si possono perfezionare le parole, prendendo come esempio un haiku di Gabriella De Masi preso dal Lab.
Non spiegherò le ragioni che hanno portato alle varie versioni, si possono intuire. Dico soltanto che è un buon esempio, a cui hanno contribuito Angiola Inglese, Margherita Petriccione, oltre ovviamente l’autrice stessa ed il sottoscritto.
Bucato steso
Lo schiocco d’un lenzuolo
in lotta col vento
Seconda versione
Bucato
Lo schiocco d’un lenzuolo
in balìa del vento
Terza versione
Accenni di flamenco
Lo schiocco d’un lenzuolo
in balìa del vento
Quarta versione
Accenni di flamenco
Lo schiocco d’un lenzuolo
Si perde nel vento
Ultima versione
Cenni di flamenco
Lo schiocco d’un lenzuolo
Perso nel vento
Mi capita spesso di rivedere quello che ho scritto e non sono sempre soddisfatta di quello che leggo, e non mi riferisco solo alla forma : questo succede soprattutto se non ricordo il momento preciso e la situazione in cui ho scritto . Evidentemente è sempre e solo la verità e la concretezza totale totale che rendono un haiku qualcosa in cui mi identifico ancora adesso , e non ritengo che questo sia una cosa negativa : il qui e ora di ieri fa parte del mio passato e quindi di me .
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l’atto meditativo non si riferisce a rivivere il qui e ora passato, ma al momento della rilettura.
rileggi non con la mente rivolta al passato, ma cogliendo la rilettura come una nuova esperienza.
diverse le realtà, diversi i qui e ora, diversi i momenti.
quando rileggi, la realtà è fatta da tu che rileggi parole che stanno su un foglio.
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