Spesso, per chi scrive haiku, la relazione che si crea tra lo spazio e la mente è improvvisa ed inaspettata, mentre a volte è voluta, come avviene durante una meditazione dinamica.
In ogni caso, questa relazione è sempre mediata dai sensi, che rimangono i primi recettori della realtà.
A volte, può essere l’olfatto
Biscotti nel forno
Il profumo di zenzero
Non riempie solo lo spazio (EG)
A volte la cinestesia
giunchiglie –
un senso di torpore
in tutto il corpo (Margherita Petriccione)
A volte possono essere più sensi
aghi di pino-
il profumo del mare
camminando (Angiola Inglese)
salsedine –
l’alito del vento
tra i capelli (Rosa Maria Di Salvatore)
La pioggia scorre
con il vento obliqua
senza contorni
sorseggio un tè cinese
ascoltando Anat Cohen (Pasquale Asprea)
Comunque sia, nella poesia haiku, la relazione fra spazio e mente è sempre “uno stato da cogliere inconsciamente“, come ha correttamente sottolineato Pasquale Asprea nel Lab, un’opportunità da cogliere e che si può poi consciamente concretizzare in parole e versi.
Essere aperti ai sensi, porta alla percezione dello spazio e per i cervelli più aperti, ovvero allenati alla vacuità, porta alla percezione della propria stessa mente.
Mentre durante tutto questo processo, la verbalizzazione, ovvero la scrittura dello haiku è la chiave per far emergere dall’inconscio l’esperienza diretta, trasformandola quindi in haiku consapevole.
Haiku: come essere punti da una zanzara, lo stupore è quello ma la sorpresa è piacevole
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