Quando vi invito a non seguire, come delle pecore, la giapponesità, lo faccio a ragion veduta, ovvero basandomi su ragioni obiettive e che ho direttamente sperimentato. Condivido con Voi questa esperienza, come prova di quanto sostengo.
Ho scritto questo haiku di 4 versi qualche settimana fa.
pioggia battente
le scarpe fradice
il Buddha è asciutto
come un deserto
Come al solito, io scrivo di getto, prima mentalmente e poi su un taccuino, eventualmente poi aggiusto, se durante la rilettura qualcosa non mi convince.
Sul momento non ho fatto caso al numero di righe, ma soltanto a mostrare appieno il momento, costituito da 4 prospettive, o se preferiti 4 piani di coscienza, tutti coesistenti …. 1) la pioggia (come evento esterno) , 2) il disagio di sentire i miei piedi bagnati (sensazione interiore), 3) l’improvvisa consapevolezza di come la mia mente non si stesse bagnando (consapevolezza di 1) e 2) ) ed infine come, 4) tutto questo stesse in un unico contenitore (consapevolezza della consapevolezza 3)).
Ovviamente, durante la rilettura, le 4 righe sono subito saltate fuori.
Devo dire che inizialmente ho cercato in tutti i modi di comprimere tutto in tre versi, ma inevitabilmente perdevo qualcosa, quindi desistevo.
Poi ho realizzato …. dove sta scritto che un momento debba per forza essere mostrato in tre parti? in natura non esistono forse anche gli isotopi? cosa m’impedisce di liberarmi di questa gabbia mentale di stare nel 3?
L’Elio , inteso come elemento (He) ha numero atomico 2 , ma ha diversi isotopi, tra stabili ed instabili e questo perchè la natura rifugge le soluzioni uniche. Non esistono, ne mai esisteranno, due gocce d’acqua dello stesso peso o due fili d’erba della stessa lunghezza, o due fiocchi di neve della stessa forma e io sto cercando di ridurre, a tutti i costi, il mio haiku che è nato 4 come un 3 ?
Preso atto della mia gabbia mentale, alla fine ho lasciato il mio haiku di 4: un haiku isotopo, ma sempre un haiku.
Come gusto personale, a me sarebbe piaciuto di più un terzo verso lungo , ma così come scriviamo haiku di due linee (non solo in Lab ma in altri gruppi stranieri ) , non vedo alcun problema a scriverne in quattro versi. Anche il monoverso a volte è bello da leggere, perchè può avere più di una interpretazione.
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è in atto una discussione nel Lab. grazie anche al confronto, penso di aver razionalizzato meglio: è davvero incomprimibile, rispetto alle mie intenzioni, ovviamente, a patto di non perdere qualcosa.
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