ho condiviso molte cose mostrate in questo film di Jarmusch: la poesia delle cose ordinarie e quotidiane, che altro non è che il declinare del karumi di Basho, il taccuino dove si concretizza il pensiero, la poesia che deve basarsi su quello che siamo, senza tradire la nostra cultura e natura, perchè sarebbe come mettersi le mutande usate di un altro.
Cari eucarioti,
ho sempre sentito nel cinema di Jarmusch una nota incongruente che segue il silenzio. Proprio per questo motivo ne celebro la diversità e il rigore.
I luoghi di Jarmusch, la sottrazione di Jarmusch, la poesia (parola spesso abusata nella settima arte) di Jarmusch. Ecco, se dovessi scegliere un film da far vedere del regista americano sarebbe questo.
Il protagonista possiede lo stesso cognome della città in cui vive, Paterson, e guida un autobus con la scritta Paterson, e il suo numero di corsa. E’ già il rimando di qualcosa. Paterson è un nome, ma è anche un uomo, un pullman, un luogo. E un poeta. Già, perché Paterson scrive delle liriche ispirandosi a William Carlos Williams (e non a Carlos Williams Carlos). Le scrive su un taccuino e ci racconta della marca dei suoi fiammiferi. E lo fa dopo aver percorso la strada che conduce al lavoro, laddove si susseguono le scritte Fire (fuoco). Ogni giorno…
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